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Sommario: 1.- L’astreinte quale titolo condannatorio. 2.- Condanna quale presupposto dell’astreinte. 3.- Il caso dell’art. 639 c.p.c. quale esempio di condanna incoercibile alla consegna forzata. 4.- La «manifesta iniquità» quale elemento di esclusione della tutela compulsoria. 5.- Una breve riflessione conclusiva. 1.- Un recente provvedimento del Tribunale di Roma[1] ripropone un problema già emerso nella legislazione speciale (CPI)[2] che, ignorato dal legislatore del 2009 come da quello del 2015[3], gli interpreti potrebbero tuttavia agevolmente risolvere: avviene per altri casi[4] di condanna in futuro[5] che il titolo esecutivo (qual è certamente l’astreinte) debba essere i. . .